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Tiamina: dove la troviamo e quali sono i rischi di una sua carenza.


mercoledì 28 giugno 2023


Tiamina: dove la troviamo e quali sono i rischi di una sua carenza

La tiamina (o vitamina B1) è un composto chimico costituito da un anello pirimidinico e un anello tiazolico collegati tramite un ponte metilenico che costituisce la parte fragile della molecola.
Essa è fondamentale sia nell'uomo, che in cani e gatti, come cofattore di alcuni enzimi implicati nel metabolismo dei carboidrati ma anche delle proteine e dei grassi


Infatti, il pirofosfato di tiamina (TPP), principale forma coenzimatica della tiamina, è coinvolto nella decarbossilazione degli alfa-chetoacidi (sia ossidativa che non ossidativa) e nelle reazioni di transchetolazione.

Il TPP è particolarmente concentrato nelle cellule neuronali e può influenzare la permeabilità al cloruro, controllando il numero di canali funzionali.

Inoltre, la vitamina B1 è necessaria per la sintesi dell'emoglobina nel sangue e per la produzione di acido γ-amminobutirrico (GABA) a partire dall'acido glutammico.

Proprio per queste ragioni, essa è fondamentale per la crescita, lo sviluppo e la funzione delle cellule, nonché per il normale funzionamento di cervello, nervi e cuore, sia durante la crescita, che nell'età adulta.

Nell'uomo la carenza di tiamina è stata ampiamente studiata ed è la causa della sindrome detta "beri-beri" che si manifesta principalmente con astenia, anoressia e stitichezza.

Tuttavia, con il progredire della carenza si possono sviluppare anche neuropatia periferica (con iniziale debolezza muscolare degli arti inferiori), paresi o danno cardiovascolare caratterizzato da miocardite associata a tachicardia, dispnea da sforzo e palpitazioni.

Nel cane e nel gatto la carenza di tiamina è stata studiata meno e i segni clinici sono spesso legati al sistema nervoso e al cuore.

Essi includono anoressia, ritardo della crescita, debolezza muscolare, paraparesi, convulsioni, ventroflessione della testa, atassia e ipertrofia cardiaca.

Una delle patologie nervose su base carenziale più frequenti è proprio l'encefalopatia da carenza di tiamina.

I sintomi sono inizialmente poco specifici, e includono vomito, letargia, perdita di peso. Dopo 1-2 settimane insorgono problematiche quali segni neurologici vestibolari, midriasi e cecità che possono evolvere rapidamente in segni neurologici ingravescenti e morte.

La carenza di tiamina a livello cerebrale può, infatti, indurre necrosi emorragica di specifiche aree, tra cui i nuclei vestibolari. Lo studio di risonanza magnetica (RM) è utile nel riconoscimento di queste specifiche lesioni e, insieme ad un'anamnesi accurata, ai riscontri clinici indicativi e al dosaggio della vitamina, può aiutare nell'inquadramento diagnostico.

In generale, la carenza di vitamina B1 può derivare da diverse cause: assunzione inadeguata, riduzione dell'assorbimento, aumento del fabbisogno o aumento dell'eliminazione.

Infatti, non essendo il corpo in grado di produrla la sua presenza nell'organismo dipende dall'assunzione tramite l'alimentazione.

La tiamina alimentare può essere presente in natura in quattro forme: tiamina libera oppure nelle configurazioni mono-, di-(piro) o trifosfato.

Qualsiasi sia la forma in cui viene assunta, essa viene idrolizzata a tiamina libera dalle fosfatasi intestinali e viene poi assorbita nel duodeno e nell'intestino tenue prossimale.

Essa può essere assorbita attraverso due diversi meccanismi: il trasporto attivo e la diffusione passiva.

Nel trasporto attivo, la tiamina viene dapprima fosforilata grazie ad una pirofosfochinasi della mucosa intestinale che ne permette anche l'ingresso nelle cellule intestinali, dove viene ri-defosforilata e passa nel circolo.

Questo processo è di tipo saturabile e quando esso è saturo la tiamina può essere assorbita tramite diffusione passiva.

La vitamina B1 viene trasportata sia all'interno degli eritrociti che nel plasma verso i tessuti dove viene assorbita e trasformata nella sua forma coenzimatica.

Dopo aver svolto il suo ruolo di coenzima, la tiamina viene degradata in diversi metaboliti che vengono escreti per via renale.

Gli organi che contengono una maggior quantità di tiamina sono il cuore, il rene, il fegato, il cervello e i muscoli, ma in nessuno di essi avviene un deposito o uno stoccaggio vero e proprio e, di conseguenza, le riserve tissutali sono basse e la possibilità che si presenti una carenza nell'organismo, se non assunta in quantità adeguate, abbastanza elevate.

Tra le cause nominate in precedenza, l'assunzione inadeguata con l'alimentazione è generalmente la causa principale.

È dovuta al consumo di diete fresche, crude o cotte, non debitamente integrate, all'utilizzo in via esclusiva di alimenti complementari, o al consumo di PetFood, sia secco che umido, con contenuto inadeguato.

Nonostante la tiamina sia presente in numerosi alimenti e materie prime utilizzate negli alimenti commerciali, essa è una vitamina termolabile e la cottura, nonché i processi di lavorazione degli alimenti PetFood, ne causano l'inattivazione.

Essa viene denaturata, in mezzo acquoso ed alcalino, a 100 gradi.

Inoltre, nel caso di alimenti freschi che vengono cotti in acqua, la tiamina, essendo una vitamina idrosolubile, viene dispersa nel liquido di cottura e l'aggiunta di quest'ultimo alla pappa può essere un buon modo per recuperarne almeno una parte.

Queste perdite possono arrivare al 60% del contenuto iniziale. In assenza d'acqua (fritti, cottura al forno) le perdite sono minori (dal 20% al 30%). Tenere al caldo gli alimenti, e riscaldare degli alimenti già cotti, provoca ulteriori perdite. Viceversa, non sembra che i diversi tipi di forno, tradizionale o a microonde, abbiano un'incidenza sul livello delle perdite. La surgelazione non sembra avere effetto sul contenuto di tiamina degli alimenti.

La somministrazione di alimenti crudi per evitarne la perdita non è, però, una soluzione.

Non solo per i rischi microbiologici associati all'assunzione di diete rawfood, ma anche per la presenza in alcuni alimenti di sostanze antagoniste, come le tiaminasi, presenti ad esempio nel pesce crudo e nei molluschi, che impediscono l'assorbimento intestinale della tiamina.

Anche le tiaminasi vengono inattivate con la cottura.

Per quanto riguarda l'assorbimento inadeguato, vanno sicuramente menzionati il malassorbimento determinato da enterite cronica, le alterazioni a livello di trasportatori, come nella FeLV e nell'encefalopatia dell'Alaskan Husky (quest'ultima di origine genetica), e nelle patologie croniche in generale.

L'aumento dell'eliminazione, invece, può presentarsi in concomitanza ad altre patologie che provocano aumento della diuresi, in virtù dell'idrosolubilità della vitamina, come ad esempio nel diabete e nell'insufficienza renale cronica o con l'utilizzo di diuretici.

Nei nostri animali domestici il fabbisogno di tiamina è abbastanza elevato e il gatto ne ha esigenze 2-3 volte superiori rispetto alla specie canina.

FEDIAF, indica come fabbisogni minimi ogni 1000 kcal, per cani in crescita e cani in riproduzione 0,45 mg di tiamina, per cani adulti 0,54 mg, per gattini e gatti in riproduzione 1,40 mg e per i gatti adulti 1,10 mg.

L'assenza di depositi di riserva di vitamina B1 nell'organismo giustifica la necessità di un apporto quotidiano adeguato.

Ma quali sono gli alimenti che ne contengono la maggior quantità?

In generale, tra gli alimenti più ricchi troviamo le carni, le frattaglie, alcuni cereali integrali e le uova mentre la frutta, la verdura fresca e i prodotti caseari nono sono delle buone fonti di tiamina.

Tra le carni, quelle più ricche sono quelle di maiale, come il coscio che ne contiene 1,35 mg ogni 100 grammi di alimento o la bistecca (0,80 mg/100 gr), quella di cervo (0,22 mg/100 gr) e quella di gallina (0,30 mg/100 gr).

Pollo e vitellone, invece, ne contengono una minor quantità, variabile tra 0,05 e 0,2 mg/100 grammi a seconda della parte utilizzata.

Le frattaglie con maggior contenuto di tiamina sono il cuore bovino (0,58 mg/100 gr), quello di cavallo (0,51 mg/100 gr) e quello di suino (0,40 mg/100 gr), mentre un po' meno ricchi sono i fegati (cavallo 0,30 mg/100 gr, bovino 0,26 mg/100 gr, suino 0,40 mg/100 gr).

Tra i cereali quello che ne risulta più ricco è la crusca di avena (1,17 mg/100 gr), ma anche il kamut (0,566 mg/100 gr), il riso integrale (0,40 mg/100 gr) e la pasta integrale (0,48 mg/100 gr) ne contengono in adeguata quantità.

Dell'uovo è il tuorlo, invece, a contenerne la maggior quantità.

Altri alimenti ad elevato contenuto sono: i semi di girasole essiccati (1,48 mg/100 mg), i semi di sesamo tostati (1,20 mg/100 gr), il coriandolo essiccato in foglie (1,25 mg/100 gr) e il lievito di birra secco (2,33 mg/100 gr).

Nonostante, guardando i dati sopracitati, si potrebbe pensare che con una dieta fresca si riesca facilmente a soddisfare i fabbisogni minimi di tiamina, sia dei cani che dei gatti, la termolabilità e l'idrosolubilità di questa vitamina la rendono particolarmente suscettibile alla cottura e a qualunque trattamento, ragion per cui è sempre bene, in caso di dieta casalinga o di alimentazione con alimenti commerciali complementari, integrarla con integratori mineral-vitaminici, specificando al proprietario di aggiungere questi ultimi subito prima di somministrare la razione al proprio animale.

Nel caso invece di diete commerciali complete, sono le aziende PetFood stesse ad integrare questa vitamina all'interno dei loro prodotti.

Tuttavia, in rari casi, a seguito di errori di formulazione o di degradazione durante i processi di lavorazione, anche gli alimenti PetFood possono risultarne carenti.

Dal 2010 ad oggi, infatti, sono stati effettuati ben 17 richiami di PetFood umidi, 5 di PetFood secchi e uno di alimento raw in relazione alla carenza rilevata di questo nutriente.

BIBLIOGRAFIA:
- Cristina Taufer. La carenza di Tiamina: un possibile caso clinico. Tesi di Master di II livello in nutrizione e dietetica clinica del cane e del gatto. Università degli studi di Teramo. 2022
- Atti congressuali congresso Scivac di Rimini 2023
- MS Hand, CD Thatcher, RL Remillard, P Roudebush & BJ Novotny. Small Animal Clinical Nutrition 5th edition. ed. 2010, chapter 6
- Banca Dati di Composizione degli Alimenti per Studi Epidemiologici in Italia (BDA)
- USDA - FoodData Central


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